ESERCITAZIONI (cliccare sull'immagine
per ingrandire o
ascoltare gli audio)
Percepire, anche per un solo momento, la prigione dell’INCANTESIMO CHE CI TIENE INCONSCI, GOVERNATI DA FILI … accorgersi che c’è un altro modo di vivere la vita…
👁️📚📖 Leggiamo esotericamente il prezioso racconto di MANGIAFOCO
🎪 nel Pinocchio 🤥🦗👁️ di Collodi.
Geppetto, utilizzando un ciocco di legno sta in qualche modo lavorando sé stesso, o meglio una parte essenziale del suo essere, un elemento che tutti noi abbiamo: l’essenza vitale, quello che nella scienza dello spirito viene chiamato corpo eterico, quello strato energetico che abbiamo in comune con le piante.
Abbiamo detto che Geppetto sta sgrossando la materia, sta facendo un lavoro alchemico ma, riflettendoci, possiamo notare che non è la pietra che sta scolpendo, ma un elemento vegetale.
Guardando in profondità possiamo accorgerci che in questi primi capitoli di Pinocchio sono sapientemente citati ma in maniera criptica, i tre corpi base che ci costituiscono: il corpo fisico, l’eterico e l’astrale.
Mastro Ciliegia si è procurata la componente fisica, Geppetto lavora quella eterica e gli altri personaggi, in primis Mangiafoco, temprano l’astrale, detto il corpo di desiderio, delle passioni!
La cura che il Giuseppe grande (Geppetto) mette nel rifinire, ma anche nel ricostruire le parti consumate dal sonno inconsapevole del Giuseppe piccolino (Pinocchio), evoca il lavoro notturno, immenso, che fa il nostro corpo eterico durante il nostro sonno notturno. Anche il rivestire il burattino con materiale vegetale (carta, corteccia e midolla di pane) continua a suggerirci la relazione con l’energia eterica.
Sappiamo che per il passaggio alla nuova dimensione sarà necessaria la costruzione di quello strato superiore di materia sottile che possa costituire il cosiddetto CORPO DELL’ANIMA.
Questo secondo corpo lo individuiamo simbolicamente nell’aureola luminosa posta intorno al capo dei santi, segno dell’avvenuta realizzazione di quel ‘veicolo’ noto a molte tradizioni e da esse variamente nominato (soma psikicon, merkaba, corpo di diamante, perfetto, ermetico, d’oro, AKH….)
La trasformazione finale vissuta da Pinocchio, diventare un bambino vero, non lo dobbiamo vivere come una conquista della normalità ma come qualcosa di grande, di speciale…
Collodi ha saputo instillare in noi il pathos delle avventure di un burattino con lo scopo di farci emozionare nel meraviglioso finale, tanto atteso, della trasformazione in essere umano.
Ma noi già abbiamo un corpo di carne ed ossa! Quindi è possibile che si agiti in noi lo struggente desiderio di qualcos’altro…di un ‘oltre ‘ che non sappiamo definire ma sentiamo che c’è.
Quello che ci stimola il racconto è il bisogno della nostra TRASFORMAZIONE.
Torniamo al racconto.
Pinocchio, con una tenera sottopersonalità buona, con il LIBRO DELLA SAGGEZZA in mano e il cuore ancora emozionato dalla gratitudine per il padre sta per essere abitato da un nuovo piccolo io: pifferi che suonano, gente in fila per il “Gran teatro dei burattini “, e quella scritta grande, che non legge ancora ma che rossa come fuoco gli si imprime nella mente…
Non può resistere. D’altronde un altro io ora si è installato in lui. Vende l’abeccedario per quattro soldi.
Il piccolo patrimonio di cui è dotato va in fumo davanti all’impellenza del DESIDERIO.
L’episodio del teatro è di un simbolismo profondo: l’incontro con quelli che chiama suoi fratelli mette in evidenza la profonda differenza tra lui, che è un automa, un burattino senza fili, e tutti gli altri che sono invece manovrati dal capocomico, nascosto dietro alle quinte in un primo momento ma presenza enorme e terrorizzante quando appare.
Pinocchio viene subito notato dai burattini; lo chiamano, lui scavalca le file e li raggiunge, lo portano in trionfo, è felice, si sente protagonista…
E lo è in effetti! Rappresenta un’anomalia nel normale svolgimento della COMMEDIA…
Rapportiamo l’episodio al nostro vivere di ogni giorno… quanti fili ci muovono? Preconcetti, convinzioni di base, luoghi comuni, abitudini… Quante volte lo svolgersi della vita senza consapevolezza non è altro che una commedia?
Geppetto è diverso dai suoi compaesani che vivono senza sentire il fuoco interiore che chiama al RISVEGLIO; è diverso dal mastro Ciliegia che con quel legno speciale farebbe semplicemente una gamba di tavolo. Geppetto è l’io che si sveglia ad una comprensione più alta, che vuole aprirsi al mondo e ‘nutrirsi’, nella semplicità ma con entusiasmo. Sì, Geppetto lo abbiamo visto entusiasta, aperto al nuovo, disponibile al cambiamento. Ovvio che in questa sua opera alchemica ha dovuto liberarsi dalla solita ‘commedia’; ha dovuto creare in sé un OCCHIO (Pinocchio-occhio di pino, ‘pineale’) aperto a ciò che poteva accadere lasciando libera la propria PERSONALITÀ, il burattino appunto, perché sperimentando ma contemporaneamente OSSERVANDOSI, soffrendo ma poi comprendendo, rifiutando ma poi accogliendo l’insegnamento di aiutanti magici, potesse arrivare a quella trasformazione che è richiesta perché un ‘io’ diventi ‘IO’, diretta emanazione del SÉ superiore.
Nella festosità dell’amichevole ritrovarsi tra simili irrompe un elemento terrorizzante, diretto epilogo dell’azione di disturbo causata da un ‘diverso’; la COMMEDIA si è fermata, bloccata da un evento del tutto FUORI CONTROLLO…deve riprendere al più presto…ma qualcosa, nel misterioso equilibrio della FINZIONE si è infranto e si presenta il ‘guardiano del teatro’, il ‘capocomico della compagnia’, il responsabile che tutto avvenga secondo le abitudini…
Il terribile MANGIAFOCO cerca di rimediare subito: c’è un elemento di disturbo? Uno che si muove da solo? Eresia! Deve rimediare immediatamente: prende Pinocchio e lo APPENDE ad un chiodo.
MANGIAFOCO è il GUARDIANO DELLA SOGLIA, di quell’impercettibile, misterioso passaggio che divide il FALSO dal VERO, che garantisce alla MATRIX di esercitare il suo potere distogliente, anestetizzante, incantatorio.
Percepire, anche per un solo momento, la prigione dell’incantesimo che ci tiene inconsci, governati dai fili… accorgersi che c’è un altro modo di vivere la vita… Questo barlume di verità ci risveglia da quel sonno profondo in cui siamo immersi! Quando, tra la massa di marionette, qualcuno apre l’occhio interiore, è come se…
NELLA MATRIX si aprisse UNO SPIRAGLIO!
Il grillo parlante che da cento anni abitava la casa di Geppetto si è messo al lavoro a causa della decisione che l’aspirante iniziato ha presa: lavorare sulla propria personalità.
In qualità di nume tutelare, daimon, Angelo custode…assisterà alle avventure di Pinocchio sia visibilmente che non, ma sempre ATTENTO.
Tutto fa parte dell’io di Geppetto, cioè del nostro io quando intraprendiamo un LAVORO SU NOI STESSI: come nei sogni, così anche nelle fiabe ogni personaggio è parte di noi.
Le marionette del teatro sono i nostri piccoli io ancora gestiti dal ‘padrone’; il burattino Pinocchio è espressione di alcune di esse, tenute sotto osservazione dal grillo perché individuate ed elaborate dall’io di Geppetto. Il burattino diventa una PARTE COLLABORATIVA individuata all’interno della ‘LEGIONE’ DI SOTTOPERSONALITÀ ma scelta e formata per ENTRARE IN AZIONE..
Il suo non avere fili ha scatenato enorme sorpresa ed ed entusiasta accoglienza tra i piccoli io incatenati.
Un ‘buchino’ nella Matrix scatena il presentarsi del ‘guardiano’, talmente brutto e pauroso da creare un momento di gelo, come il fermarsi del tempo e dell’azione: Pinocchio è appeso, immobilizzato!
Il susseguirsi degli eventi è sempre più drammatico: l’essere rivoluzionario rappresentato da un elemento libero deve essere bruciato!
Pinocchio grida e INVOCA IL BABBO!
In questo rivolgersi all’ IO di cui fa parte dà prova del suo non essere tenuto da fili, ma di esprimersi come diretta emanazione di un ESSERE UMANO che sta mettendo in atto il proprio PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE.
È questa affermazione di unità con il ‘padre’ che comincia a commuovere Mangiafoco che poi chiede altre notizie e si convince ad accordarci la grazia.
Ma la prova al cospetto del ‘guardiano’ non è finita. Ora la prova è sulla generosità, sull’amicizia: lasciare che il sacrificio sia effettuato da Arlecchino è assolutamente contrario al percorso verso il vero senso di UMANITÀ che sta effettuando: è ancora solo un pezzo di legno o vive in lui il ‘progetto trasformativo’ messo in atto dal falegname?
Intanto una trasformazione sta arrivando: il GUARDIANO MOSTRUOSO cambia aspetto, addirittura apre affettuosamentele braccia e gli chiede un bacio; il burattino ha fatto vibrare il suo cuoricino, ha vinto la PAURA in nome dell’AMORE per un amico.MANGIAFOCO è paterno con lui. È il terzo padre? Dopo il padre ‘fisico’ Ciliegia, l’ ’eterico/ vitale’ Geppetto, lui può rappresentare il padre ‘astrale’, colui che gestisce le emozioni, gli attaccamenti, i sentimenti forti.
Ha superato la prova legata alle PASSIONI.
Tutto cambia. La scena si trasforma. Per una notte intera non ci saranno fili che obblighino l’azione. Tutte le marionette sono in libertà, danzano e cantano. Tutte le luci sono accese. Fino all’alba!
Pinocchio ha superato una prova importante, merita un premio.
MANGIAFOCO gli regala cinque monete d’oro.
Siamo di nuovo, come con l’ABBECEDARIO, davanti a un dono: la CONSEGNA DI ‘TALENTI’.
Come li userà?
📚📖 INCONTRI CHE FANNO PERDERE LA MEMORIA
Abbiamo chiuso il capitolo 11^ con una grande festa sul palco del teatro di Mangiafoco, con I burattini che, per una notte, possono uscire dallo schema imposto dal burattinaio che muove i loro fili e lasciarsi andare a danze giocose, accompagnati da musica e luminarie…
Come vedremo la notte successiva sarà del tutto diversa, anzi, praticamente l’opposto della precedente!
La mattina seguente Pinocchio si incammina pieno di buoni propositi, soprattutto nei confronti del povero Geppetto verso il quale si sente in colpa. Le cinque monete d’oro sono il dono che ha ricevuto per aver mostrato la parte buona di sé e le ha avute con lo scopo preciso di portarle al padre.
Dovrebbe subito consegnarle a chi è più grande di lui, invece sarà il suo ego di personcina immatura che le gestirà.
La prossima prova è in agguato! Dopo neanche mezzo chilometro ecco l’incontro con il gatto e la volpe. Il bisogno di amicizia si fonde con la vanagloria e parla del suo piccolo tesoro, professa anche le sue buone intenzioni ma i nuovi amici gliele sconsigliano con menzogne che lui non comprende come non comprende, purtroppo, il messaggio del povero merlo bianco che vorrebbe metterlo in guardia.
La lusinga di raddoppiare, anzi moltiplicare, i suoi zecchini attecchisce subito nella mente del burattino. La fantasia dell’ ARRICCHIMENTO è talmente forte che non si scoraggia neanche quando i sintomi dell’inganno dovrebbero essergli chiari per l’episodio dell’osteria ‘Gambero rosso’ (titolo sintomatico del suo retrocedere nel cammino che lui davvero vorrebbe fare).
Gatto e volpe lo abbandonano all’osteria, facendogli sprecare uno dei cinque zecchini, perché hanno trovato un modo più rapido di derubarlo completamente. Con la complicità dell’oste Pinocchio viene svegliato nel cuore della notte. 📚📖
LA LUNGA NOTTE OSCURA DI PINOCCHIO,
DUE ALBERI IMPORTANTI,
IL MISTERO DELLA MORTE INIZIATICA...
Pinocchio viene svegliato nel cuore della notte.
E inizia la lunga notte oscura di Pinocchio che culminerà in una sorte di morte, con cui Collodi sembrò voler far terminare la storia. Si potrebbe pensare ad un trucco editoriale perché, visto il grande successo della storia, ci fu gran clamore di pubblico affinché le puntate restanti venissero pubblicate sulla rivista. Probabilmente invece fu un trucco non dello scrittore ma dell’iniziato alla scuola misterica che egli era: creare il senso di raccoglimento che può dare una morte iniziatica, la fine di un percorso e l’attesa della ‘resurrezione’. In quei quattro mesi prima di riprendere la pubblicazione il pathos avrà avuto il tempo di entrare nell’interiorità dei lettori. A noi che leggiamo ora sembra assurdo spezzare quella continuità nel racconto: l’intento ingannatore del gatto e della volpe rimarrebbe sospeso, e risulterebbe incomprensibile che quella bambina con i capelli turchini restasse anche lei morta, senza esplicare il sacro ruolo che le compete come espressione dell’ANIMA.
Eppure una certa sospensione del racconto la sentiamo anche noi che ora leggiamo la storia per intero.
Pinocchio con le sue trasgressioni, con la mancanza di rispetto verso chi cercava di guidarlo, con le sue intemperanze senza controllo, aveva completamente ignorata la propria componente animica; per questo la bambina si definirà morta.
Torniamo al racconto. I mentitori e approfittatori di giorno possono ingannare, farsi credere amici. Di notte mostrano la loro vera essenza e si trasformano in ladri e assassini.
Il buio è un momento speciale sempre: per i romantici, per i malintenzionati, per i mistici… la NOTTE viene spesso rappresentata come una fase del percorso iniziatico: per Pinocchio inizia con un sogno a dir poco rivelatore: poteva interpretarlo come un consiglio, vista l’impossibilità di raggiungere quegli esagerati beni materiali, invece lascia che sia il DESIDERIO a farla da padrone e, nonostante il BUIO PROFONDO, si mette in cammino, inizialmente mostrandosi spavaldo, addirittura incurante del Grillo, che anche sotto forma di fantasma vorrebbe guidarlo; testardamente lascia che la debole luce emessa dalla sua guida si spenga e procede in una notte che diventa sempre più scura, posseduto dall’ idea di raggiungere il promesso campo dei miracoli.
Se di giorno i pericoli possono essere di vario tipo di notte la parola che più impressiona è ‘ASSASSINI‘. Gli assassini sono il pericolo massimo perché è del bene più prezioso che possono privarci. Pinocchio resiste al loro inseguimento con impegno e agilità, difende le quattro monete, i suoi restanti talenti, mettendole sotto la lingua, impedendosi di parlare. Il silenzio ha una funzione di prova spirituale, necessaria per sviluppareconcentazione ed attenzione; come non ricordare il SILENZIO imposto agli iniziandi ai misteri? Tra i pitagorici per cinque anni, ma ancor oggi nei ritiri, soprattutto vipassana.
Collodi non perde occasione per far riferimento a riti misterici e simboli massonici: anche il gatto e la volpe nel loro modo di essere portano in evidenza due caratteristiche tipiche di chi è su una strada sbagliata: il non vedere e lo zoppicare era caratteristica dell’adepto alla massoneria, che si presentava bendato e con una sola calzatura. Non dimentichiamo che, come tutti i personaggi, Gatto e Volpe rappresentano parti di Pinocchio; così come accade nelle FIABE e nei SOGNI. Il fatto stesso che li incontri ed entri in relazione con loro evidenzia il suo essere incerto sulla strada e cieco allo scopo del suo evolvere. Lui, oltre che loro! Come insegnano i maestri di spiritualità gli altri sono parte di noi e, come spesso si dice, ‘dimmi con chi vai…’!
Il rincorrersi dura tutta la notte, con corse, strenui corpo a corpo, pericoli da scavalcare… Di nuovo è il pensiero che si faccia del male a Geppetto, il contatto con la sua ‘origine’ che restituisce a Pinocchio la PRESENZA DI SÉ ma gli fa rischiare di far cadere le monete. Solo verso la fine ricomparirà un biancore… Quello del merlo bianco e quello luminescente del Grillo non lo ha valutato ma ora, nella disperazione, quella casina bianca gli dà un appiglio per continuare nello sforzo di evitare gli assassini.
Ha già percorso 15 kilometri. Numero interessante se ricordiamo le 15 poste del rosario mariano, ma anche i 15 gradini che Maria bambina dovette salire quando fu presentata al tempio, tra l’altro giorno centrale delle lunazioni (una sorta di plenilunio) e della fecondità.
Pinocchio deve incontrare il femminile interiore, raggiungere la bambina, scoprire la fata, la donna… l’ANIMA!
Nonostante la lunga corsa non ce la fa a distanziarsi dalle sue problematiche di base (che il gatto e la volpe rappresentano) e poiché è agile e leggero si arrampica sulla cima di un pino. Proprio il PINO, la sua essenza, il vegetale di cui è fatto, che dovrebbe dargli protezione si rivela invece estremamente attaccabile da un’altra forza, che non è eterica come quella delle piante ma che proprio di esse può essere distruttore: il FUOCO!
È già la terza volta che Pinocchio si scontra con questo elemento ma per fortuna ogni volta scampando all’incenerimento: bruciandosi i piedi mentre dormiva, evitando di ardere per la cena di Mangiafoco e stavolta facendo un salto enorme per scampare alle fiamme che lambiscono il tronco del suo albero.
Due alberi compaiono in questo episodio, forse a evocare quelli di un certo giardino?
Uno, il pino, di cui Pinocchio ha buona ‘conoscenza’, e l’altro sul quale , dopo … una morte iniziatica? forse tornerà a nuova vita.
Tra il primo e il secondo, l’albero incendiato e la quercia dove avverrà l’impiccagione di Pinocchio, scorre un fossato melmoso. Il burattino lo scavalca ed entra nel territorio della Fata per raggiungere la casina che ha intravisto.
Ancora due ore per arrivare quando stremato chiede aiuto ma non può averlo! C’è una bambina bella e speciale, ma si dichiara morta.
Tutto poi si sviluppa in tragedia: gli assassini lo picchiano ma la sua materia è dura e occorre impiccarlo alla QUERCIA GRANDE. È duro a morire e decidono di tornare il giorno dopo.
Non aprirà la bocca se non per invocare il padre (sono questi i momenti in cui ritrova MEMORIA DI SÉ)…. Sgambetterà finché ne avrà le forze poi, dopo uno scrollone, chiude gli occhi, apre la bocca e stira le zampe.
I suoi ‘TALENTI’ stavolta non li ha ceduti. Buona cosa. Vedremo come li userà.
Per fortuna la sua impiccagione avviene in un luogo speciale. Un luogo di passaggio tra un tipo di vita e un altro, tra un certo tipo di morte e una ‘resurrezione’.
È un momento drammaticamente sacro! Si capisce perché Collodi abbia voluto soffermarsi.
È come la contemplazione di un MISTERO.
ESERCITAZIONI per il LABORATORIO su :"Mangiafoco, Volpe e Gatto"
SCRITTURA
- Quali fili riconosco in me gestiti dalla personalità? ...
( è un lavoro sulla reattività)
- ne faccio un elenco e poi immagino una conversazione tra loro e il mio maggiordomo.
- Scrivo una lettera (o una pagina di diario) all'adolescente che ero io al tempo in cui le amicizie erano fondamentali.
PITTURA e SCULTURA
- Disegno una marionetta scrivendo su ognuna delle parti un qualcosa di me che mi caratterizza.
Volendo proseguire: applico carta colorata sulla figura come per vestirla.
- Dipingo forme ( 'burattini') in festa che danzano sul palco tra luci e colori.
- Realizzo in creta uno scenario teatrale.
- Quali fili riconosco in me gestiti dalla personalità? ... ( è un lavoro sulla reattività)
- Ne faccio un elenco e poi immagino una conversazione tra loro e il mio maggiordomo.